8 febbraio 2021
La polemica sul rapporto tra Ordini forensi e associazioni specialistiche per istituire le scuole di Alta formazione abilitate a rilasciare il titolo di avvocato specialista è pretestuosa e ha il solo effetto collaterale di accrescere il peso dell'Accademia in un itinerario che dovrebbe valorizzare la formazione e l'esperienza forense.
I presidenti dell'Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, e degli Avvocati giuslavoristi italiani, Aldo Bottini, in un dialogo in streaming sulle pagine Facebook dell'ordine e dell'associazione, valorizzano l'esperienza milanese della scuola di Diritto del lavoro "Luca Boneschi", attiva dal 2004 con il patrocinio dell'Ordine di Milano, il riconoscimento del Cnf, che sta completando l'ottavo biennio in collaborazione con le Università di Milano Bicocca, Firenze e Reggio Calabria, che partecipano alla didattica, esprimono il coordinatore del Comitato scientifico e partecipano alla commissione d'esame al termine del primo anno e a conclusione del biennio. Al termine degli esami di quest'anno, saranno oltre 650 gli avvocati che avranno conseguito l'attestato sui 1.080 inizialmente iscritti negli otto bienni.
A fronte di questa realtà, analoga a quella di altre scuole attivate dalle associazioni specialistiche (dalle Camere penali agli avvocati di famiglia e tributaristi), e mentre il Dm Giustizia 163/2020 ha finalmente completato l'iter per attivare anche formalmente il titolo di "avvocato specialista", previsto fin dal 2012 dalla riforma dell'ordinamento professionale forense, alcuni grandi Ordini territoriali, come già nel 2015 - a cominciare da Roma, che lo ha deliberato giovedì scorso - hanno scelto la via del ricorso alla giustizia amministrativa, contestando il rapporto "necessario" tra ordini territoriali e associazioni specialistiche (in realtà previsto dalla legge del 2012, non dal regolamento del 2015 ora modificato) e l'articolazione delle materie specialistiche in settori e, per tre di essi (civile, penale e amministrativo), anche in indirizzi.
Il presidente dell'Ordine di Milano, Vinicio Nardo, ha sottolineato i rischi, anche "politici" derivanti dalla mancata collaborazione fra le componenti dell'avvocatura, e dall'immagine di litigiosità e spaccatura trasmessa all'esterno. Il presidente degli Avvocati giuslavoristi italiani, Aldo Bottini, ha sottolineato come, collaborando, si raggiungano equilibri efficaci tra le componenti e utili a tutta l'avvocatura, come dimostra la vicenda milanese. Entrambi hanno convenuto sul fatto che le specializzazioni "devono partire" e ogni cosa potrà essere messa a punto strada facendo, anche perché il Regolamento può sempre essere modificato e aggiornato senza ulteriori deleghe, e sempre con la partecipazione dell'avvocatura e il parere del Cnf, come è avvenuto nel lungo iter di questi anni.
In fondo alle resistenze, ha osservato il presidente Nardo, c'è probabilmente il timore di una parte dell'avvocatura di arretrare rispetto alle posizioni attuali, in un mercato professionale molto competitivo e saturo (sono oltre 240 mila gli iscritti agli Albi). Ma la specializzazione è irrinunciabile perché, com'è avvenuto in tutti i servizi, le competenze necessarie sono sempre più ampie e gli assistiti (persone e società) chiedono professionalità elevate e aggiornate.
IL VIDEO DELLA DIRETTA
Clicca sull'icona per leggere l'articolo pubblicato sul quotidiano "Il Dubbio" che ripercorre la vicenda