Ai lavoratori con disabilità va garantito un ambiente di lavoro che sia compatibile con le loro condizioni, senza pregiudicare gli interessi legittimi del datore di lavoro: via libera dunque allo smart working come accomodamento ragionevole per bilanciare diritti e sostenibilità organizzativa.
Lo precisa la Corte di Cassazione con la sentenza n. 605/2025, sottolineando che gli accomodamenti ragionevoli possono essere definiti con accordi negoziali e, in assenza di intesa, spetta al giudice di merito individuare la soluzione più adeguata.