La dipendente vittima di molestie e violenze sessuali sul luogo di lavoro ha diritto al risarcimento anche per i danni morali che derivano dalla sofferenza interiore provocata da tali fatti. Lo afferma la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 27723/2024.
I giudici rimarcano che, in presenza di un danno alla salute, non sono una duplicazione risarcitoria l’attribuzione congiunta di una somma di denaro a risarcimento del danno biologico e di una somma ulteriore a titolo di risarcimento dei pregiudizi definibili come danni morali, rappresentati dalla sofferenza interiore come il dolore dell’animo, la vergogna e la disistima di sé.