Il datore di lavoro è chiamato a risarcire il danno sia alla professionalità che alla salute della lavoratrice demansionata: lo stabilisce la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 7640/2024. Pesano il disagio psicologico per la perdita della professionalità e la vistosità dell’emarginazione nell’ambiente di lavoro.
Nel caso in questione, la condotta del datore ha impedito un’utilizzazione adeguata delle competenze e delle esperienze precedenti della lavoratrice. I giudici hanno quindi evidenziato la visibilità del demansionamento nonché l’anzianità della dipendente coinvolta.
Sono inoltre emerse conseguenze gravi sulla sua salute psicologica, diagnosticata con un disturbo dell’adattamento con ansia e umore depressi, di gravità clinica moderata e attribuito principalmente allo stress da lavoro correlato.