Con la sentenza 19/2023, la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per l’Emilia-Romagna, sottolinea che il conseguimento fraudolento di un incarico, sulla base di false dichiarazioni sul possesso del titolo, comporta la rottura irrimediabile del rapporto di lavoro e le conseguenti retribuzioni risultano sprovviste di giusta causa.
L’inserimento in una graduatoria con la dolosa attestazione di un titolo di studio abilitativo mai conseguito comporta un danno all’erario, sotto due profili: l’ingiustificato ottenimento dell’impiego e l’indebita percezione delle retribuzioni a carico delle pubbliche finanze.